Rosanna Pellizzari Regina delle sabbie
La podista nella storia della Marathone des Sables
Nata per correre. E per camminare. Sembra davvero questo il destino di Rosanna Pellizzari (nella foto), lupatotina over 60 che, dopo aver vinto due edizioni consecutive della Maratona delle sabbie (240 chilometri nel deserto da percorrere in sette giorni) e mietuto vari altri successi nelle 100km italiane ed europee, da qualche anno a questa parte si sta concedendo dei meno impegnativi trekking lunghi sulle Alpi. Rosanna però nell’ambiente della podistica veronese è e resterà sempre la “Regina delle Sabbie”. La podista di San Giovanni Lupatoto infatti non solo ha vinto le edizioni 1997 e 1998 della “Marathone des Sables” ma si è classificata due volte seconda e una volta quarta nelle edizioni successive.
«Pensandoci, devo dire che sono state belle soddisfazioni anche se i sacrifici che ho dovuto affrontare nelle diverse prove sono stati di non poco conto» rivela Rosanna Pellizzari. Confessa che i patimenti non furono legati soltanto alla fatica, alla sete e alle vesciche ai piedi che si formano già al primo giorno per effetto della sabbia ma soprattutto dalla “pressione psicologica” derivante dalla tentazione di ritirarsi e di mettere la parola “fine” alle tribolazioni in corso. Già, ma come arriva una madre di famiglia che lavora alla Melegatti a ritrovarsi catapultata fra le dune desertiche del Marocco per percorrere in 7 giorni un tracciato di circa 240 chilometri tra le pietraie e la sabbia (con una tappa della eccezionale lunghezza di 82 km)?. «La mia vicenda di podista comincia nel 1978, quasi venti anni prima delle vittorie alle maratone delle sabbie, quando neppure ventenne ho iniziato a partecipare, al fianco del mio moroso del tempo Guido Pimazzoni (poi diventato suo marito e scomparso prematuramente, ndr), alle corse non competitive domenicali con la squadra della Mombocar» ricostruisce Rosanna.
«In quelle corse che si svolgevano nei vari paesi, grazie alla mia capacità di resistenza alla fatica, ho ottenuto per anni ottimi risultati ma non pensavo certo che sarei finita a correre nel deserto nella squadra che rappresentava l’Italia!». L’occasione gliela offre nel 1996 Paolo Zubani, milanese da sempre referente per l’Italia della maratona nel Sahara, che leggendo i giornali specializzati e vedendo i suoi risulati su un paio di “100 chilometri”, decide di puntare sulle potenzalità di Rosanna. «Se vuoi cimentarti in questa prova con te stessa, allenati e fatti trovare a marzo 1997 con uno zaino leggero di autosufficienza contenente cibo liofilizzato, sacco a pelo, itinerario e bussola e poco altro indispensabile. L’organizzazione ti paga il viaggio e l’iscrizione alla gara. Io, dopo averci pensato qualche giorno, accettai la sfida» racconta Rosanna. «Arrivai in Marocco e il giorno dopo ero al nastro di partenza della maratona con uno zaino che pesava 7 kg e 4 litri di acqua che mi sarebbero dovuti bastare per tutta la tappa. Alla sera, una volta concluso il percorso di giornata, avrei avuto altri 9 litri di acqua a disposizione per prepararmi da mangiare e pulire le vesciche. L’organizzazione non mi avrebbe assicurato altro supporto se non un telo di copertura senza pareti» prosegue la regina delle sabbie, che alla fine delle sei tappe è di fatto prima della categoria femminile ma ciò non le viene subito comunicato. Solo dopo una mezz’ora vede i festeggiamenti inizialmente rivolti ad una concorrente tedesca spostarsi verso di lei.
«Cosa è stato a farmi vincere quella edizione e la successiva e a piazzarmi bene in quelle dopo? La resistenza alla fatica allenata dallo spingere i carrelli alla Melegatti ma innazitutto la capacità di adattamento che vuol dire la volontà di non mollare mai, fattore che per me ha avuto un peso dell’80 per cento» dichiara la campionessa. Da un po’ di tempo si dedica al trekking. «È un modo lento e piacevole di conoscere quei sentieri che prima percorrevo solo di corsa senza poterne apprezzare la bellezza» conclude Rosanna.
Renzo Gastaldo



